Le Fantastiche Identità Erotiche (F.I.E.)
Lo studio che pubblichiamo mostra come il campione intervistato si organizzi, a dispetto di variabili demografiche classiche (quali il grado di istruzione, la professione, il reddito annuo e l’orientamento religioso, solo per citarne alcune) in tre identikit chiari e inconfutabili: il FavolloSolo, il Fuconigliolo Classico e la Caparella Viva.
a cura di Iside Baldini
illustrazioni di Cristina Gardumi
il FavolloSolo
Il FavolloSolo, che rappresenta il 39% del campione degli intervistati, è l’uomo dei sogni. Sogna e fa sognare. È colui che sa, in cuor suo, di essere un grande amatore e scatena le proprie e le altrui passioni attraverso precise espressioni linguistiche che culminano, nella maggior parte dei casi, nel più proverbiale dei cunnilinguo. E’ un soggetto solitario che vive, nonostante le sue dichiarazioni di intenti gruppali, alquanto isolato: l’anacoresi dell’io è la sua croce e il suo deliquio. Sulle origini delle sue espressioni affettive in età adulta si possono ipotizzare precoci abbandoni e un attaccamento incerto all’oggetto d’amore primario. Il mistero che avvolge i suoi silenzi lo rende particolarmente intrigante al primo incontro. Non è però il tipo caratteriale che riesce a mantenere le sue implicite promesse e nemmeno a vivere di rendita. Le sue performance sono caratterizzate da una intensa e profonda attività fantasmatica e da una scarsa efficacia relazionale. Si lancia nella relazione come una freccia rossa in galleria, salvo fermarsi alla prima stazione secondaria, senza aprire porte e finestrini, e non ripartire fino al mese successivo. Da vero abbandonico, abbandona prima di essere abbandonato. E’ un metodico del controllo che pianifica, calendario alla mano, giorno, luogo e ora dell’incontro, segnandoselo per non scordarlo, dato il distanziamento semestrale, se non addirittura annuale, tra l’uno e l’altro. Allo stesso modo grava una tacca sulla cintura, a futura memoria, per ogni incontro andato a buon fine. Non si fida fino in fondo della sua mente irretita com’è nell’attività onirica, di cui può solo parzialmente controllare gli effetti. Per timore di rimanere preda dello sgomento preferisce incontri, per quanto occasionali, in luoghi familiari come casa sua o, in alternativa, il cespuglio nei pressi della sua dimora abituale. Erotizza solo ciò che è estremamente familiare e il suo luogo di vita diventa oggetto e spazio transizionale. In questo gruppo le donne sono rare e se vi appaiono non si distinguono dagli uomini, il che fa propendere per una mancata individuazione di genere da ricollegarsi, ancora una volta, agli effetti dell’abbandono precoce subito. È l’uomo del “moglie e buoni dei paesi tuoi” e, là dove non ci sono né buoni né mogli, si arrangia da sé ricorrendo anche a strategie mimetiche, discrete e silenziose, nella pineta vicino casa.
il Fuconigliolo Classico
La figura maggiormente rappresentata è il Fuconigliolo Classico (51%) che vive, senza ombra di dubbio, in maniera classica la relazione di coppia; è un metodico delle abitudini erotiche, fedele fino allo stremo alla propria partner ma solo dopo l’abnegazione con la quale vive la relazione con la madre, mai veramente interrotta. Non è raro che, prima di lanciarsi nelle tenzoni erotiche, telefoni alla mamma per rassicurarsi che tutto vada bene, abbandonandosi poi, fiducioso di risorgere, à la petit mort della refrattarietà assoluta che spegne qualsiasi senso dopo l’onda orgasmica. I fuconiglioli, sebbene rappresentanti principalmente da soggetti maschio, rispetto ai rituali di accoppiamento, non si distanziano molto dai soggetti femmina. Entrambi i sessi sembrano aver subito forme educative alquanto rigide, probabilmente legate all’etica del senso comune, quindi a quella familiare ritenuta sacra e inviolabile. Il “prima il dovere poi il piacere!” che ha probabilmente punteggiato l’infanzia di questi soggetti, sembra averli immersi in un’atmosfera ipocondriaca, se non conclamatamente fobico-ossessiva, che spegne in loro, a priori, qualsiasi slancio verso i preliminari, ritenuti fonte di probabile contagio. Sono propensi a eseguire la loro performace andando subito al sodo, consci del fatto che la “regola dei 10 secondi” funziona a seconda della superficie con cui ciò che va in bocca entra in contatto. Non si concedono mai se non nella posizione prona o supina, in luoghi protetti, più che familiari e rigorosamente a luci spente. Il fuconogliolo in definitiva, si posiziona sul primo gradino della piramide di Maslow: la sicurezza è il suo pallino, poi vengono il cibo e le bevande; il resto risulta essere troppo in vetta per questo abitudinario delle pianure e delle spiagge. Per i fuconiglioli, di entrambi i sessi, la suocera è al tempo stesso valutatrice e giudice, i responsi e rimproveri della quale appaiono rompicapo impossibili a cui sottrarsi e che tendono a generare nei soggetti più fragili emicranie perniciose, curabili solo con massicce dosi di Lexotan. La propria madre è di converso, per questi soggetti, la cousellor e l’esempio fattuale, da sempre ideale dell’io e io ideale dal quale nemmeno la psicoanalisi freudiana riesce a individuarli e separarli.
la Caparella Viva
La Caparella Viva anche se è il profilo meno rappresentato (10% del campione) è senza ombra di dubbio il soggetto del futuro, vorace ed eclettica non si ferma davanti a nulla. Corre dai boschi alle riviere alla ricerca di scambi fecondi e creativi. Instancabile nella sua attività psicomotoria non teme le novità e nemmeno la fatica. Appare molto ben orientato nel tempo e nello spazio ed è in grado di sfruttare qualsiasi anfratto vitale, spaziale e temporale, per dar sfogo a tutta la gamma delle pulsioni, da quelle della fase orale, passando per quelle delle fasi anale e genitale, per dare libero sfogo a quelle del trionfo della fase fallica. Caratteristica questa che denota una piena individuazione e una personalità particolarmente volitiva. L’antropopoiesi di questi soggetti è caratterizzata da uno spiccato eclettismo e da una mancata fissità funzionale: qualsiasi oggetto perde agli occhi dei caparelli la sua classica destinazione d’uso, venendo introdotto nella relazione interpersonale, come stimolatore somato-sensoriale, oltre che come antidoto alla ripetitività e alla noia. Le donne sono particolarmente rappresentate in questo gruppo. L’atteggiamento reattivo e controdipendente, manifestato da questi soggetti, fa propendere per l’interpretazione di una fuga in avanti rispetto alla frustrazione e al senso di oppressione dal quale esse sembrano difendersi. I modelli educativi dell’adulta caparello sono stati probabilmente rigidi, propri di madri anaffettive e castranti accompagnate con padri severi e normativi. Le caparelle sembrano rimanere incastrate in proiezioni psichioaffettive perniciose che spesso stravolgono ai loro occhi le intenzioni del partner. L’atmosfera che le attornia, e che esse percepiscono come opprimente e ostativa il loro pieno e libero sviluppo , le spinge a evitare qualsiasi rituale classico. I partner delle caparelle, sin dall’inizio della relazione, si trovano trascinati nella trasgressione più totale, fino a perdere le ordinarie coordinate relazionali. La promiscuità e la mancanza di regole sono il pane quotidiano per i denti famelici, seppure facilmente appagabili, di questi soggetti. L’unico elemento prevedibile, della loro imprevedibilità, è che è scontato che non si troveranno mai dove si pensa che siano e, soprattutto, in compagnia di chi ci si aspetta di vederli.