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    LA STAR

    di Fabrizio Bartelloni

    Illustrazione di Nico Malvaldi

     

    La notizia era volata veloce di bocca in bocca, come nella canzone. D’altra parte il paese d’inverno contava poche anime e la voce che una donna del posto fosse la protagonista di un film a luci rosse s’era diffusa con la stessa rapidità della variante inglese del Covid.

    “Non una roba amatoriale, girata in casa”, aveva precisato Luigi ‘la Pettegola’ Barsotti, fedele avventore del barrino di Piazza delle Baleari e megafono ufficiale d’ogni teorico segreto riguardante Marina di Pisa e i suoi abitanti – ma una cosa professionale. L’hanno girato in Germania.

    “Seee! O come ha fatto a anda’ in Germania con la pandemia, se’ondo te?“ aveva ribattuto Sandro Batini, alias Bastian Contrario. 

    “Ma poi, te l’hai visto?”

    “No, me l’hanno detto.”

    “E chi?” aveva chiesto in coro la tribù di pensionati, stufi di ragionare del Pisa e sciacquarsi le dentiere con il vermut, radunatasi intorno nel frattempo.

    “Me l’ha detto il Giusti.”

    “Ma chi, il livornese? Il Panda, insomma?” aveva domandato Batini.

    La pettegola aveva annuito, poi era calato uno strano silenzio. Saverio Giusti, presidente del circolo Lavoro e Cacciucco nel quartiere Corea a Livorno era ritenuto un’autorità su due argomenti: l’antimperialismo e la masturbazione. Consumava filmati porno con voracità da piraña, e le occhiaie scure e profonde che ostentava da quasi mezzo secolo gli erano valse il soprannome. 

    Non era stato in grado, tuttavia, di fornire il nome della novella star del porno. Sapeva che era di Marina perché l’aveva vista spesso in giro, nei suoi sconfinamenti sul litorale pisano, ma non aveva idea di come si chiamasse. 

    Sui lineamenti era stato vago: «Mora, labbra 

    carnose, occhi mi pare verdi», mentre su altri dettagli assai più accurato: «Un gran bel paio di puppe, una quarta abbondante. E un culo bello sodo». 

    Aveva infine aggiunto un dettaglio che avrebbe potuto rivelarsi decisivo: aveva un gabbiano, tatuato sulla natica destra. 

    Nessuno dei presenti poteva procedere a un’immediata identificazione. L’ultimo di loro ad aver scopato era stato Giancarlo Pasquini, detto Cliff, perché per quindici anni, ogni sabato sera, aveva mangiato il calzone ai funghi nell’omonima pizzeria, un tempo all’angolo tra il lungomare e la piazza; e non si ricordava più se era stato nel ‘97 o nel ‘98. In paese, però, c’era qualcuno che avrebbe saputo dare, in un batter d’occhio, la risposta sicura. 

    Si era quindi formata una piccola delegazione, composta da Pettegola, Bastian Contrario e Cliff, che senza perder tempo si era incamminata in direzione della casa di Danilo Bronzetti, meglio conosciuto come ‘Il polpaio’, perché faceva girare la testa alle donne per poi sbattersele, nottetempo, sugli scogli. Abitava poco distante, in cima a via dell’Ordine di Santo Stefano, nei pressi della Chiesa, ma i tre, fra inciampi e zoppie, c’avevano messo mezz’ora e un rosario di bestemmie ad arrivare al portone. Era stato Cliff a trovare le energie per suonare il campanello. 

    “O voi cosa ci fate qui?” aveva urlato poco dopo il Polpaio, affacciato alla finestra.

    “Abbiamo bisogno d’una consulenza” bofonchiò la Pettegola, ancora mezzo travagliato.

    “Roba di topa!” precisò Bastian Contrario.

    Il portone si aprì.

    Ci vollero più di due ore per passare in rassegna tutte le marinesi, residenti, stagionali e di passaggio, che il Bronzetti sosteneva di aver battezzato. Due ore in cui seccarono due fiaschi di vino bianco, una bottiglia di vin santo, una di amaro del Capo e anche una madonnina con dentro l’acqua benedetta di Montenero che Cliff, completamente ubriaco, aveva scambiato per Centerbe.

    Da Anselmo Ada a Zanetti Zaira, avevano esplorato tutto l’archivio di conquiste del padrone di casa senza riuscire tuttavia a identificare la misteriosa diva. Anche le due candidate principali, per tratti somatici ed esuberanza affettiva, Katia Landucci, ‘la più porca di via Maiorca’ e Sabrina Paganelli, leader del movimento di tutela del paesaggio Più fighe e meno dighe, erano state scartate, non avendo, a dire del Bronzetti, gabbiani inchiostrati sulle chiappe. 

    “Il Panda v’ha preso per il culo!” aveva quindi concluso, certo che una simile preda non potesse essergli sfuggita – Come minimo sarà una livornese. E ora levatevi di torno che fra poo arriva la mi’ moglie!

    I tre se n’erano andati, un po’ delusi per il fallimento della missione, lasciando il Polpaio alticcio, pensieroso e a torso nudo sul divano.

    Silvana, l’annunciata consorte, era in effetti rientrata poco dopo, e lui, su di giri per tutti quei discorsi sul filmino porno con la star locale, aveva smesso di guardare la finale di goriziana che davano in TV e l’aveva seguita fino in bagno. Era rimasto a fissarla, mentre quella si spogliava per entrare sotto la doccia, e quando si sfilò gli slip per poco non gli prese un infarto.

    “O quel gabbiano sul culo da quant’è che ce l’hai?” aveva domandato, terreo in volto.

    “Seeee! Saranno sei mesi che l’ho fatto. Se tu ogni tanto mi trombassi lo sapresti!” aveva risposto lei, prima di aprire il rubinetto.

                                                                            

     

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